LA STANZA DI STEFY
Un tempo si parlava alla gente per farsi ascoltare,
ora si parla spesso per spaventare.
Allarmi lanciati dal telegiornale,
stiamo attenti che qui non si compra più il pane.
C’è chi marcia convinto in una sola direzione,
minacciando il paese con la repressione.
Tanti che restano a guardare,
ma noi no, io non ci sto.
Nella stanza di Stefy non paghi da mangiare,
nella stanza di Stefy si beve anche bene.
Nella stanza di Stefy si prende anche il sole
e si parla d’amore.
Si conosce bene la vita a rate da pagare,
il popolo subisce, la banca si arricchisce.
Si chiude la bocca alla vera informazione,
giornalai applaudono al circo del padrone.
Poi arriva, come al solito, l’idiozia generale;
si vietano trasferte si spegne la passione.
Tanti che restano a guardare,
ma noi no, io non ci sto.
Nella stanza di Stefy accogli un clandestino,
nella stanza di Stefy appendi lo striscione.
Dalla stanza di Stefy si vede anche il mare
e si parla d’amore.
Ora passato il temporale,
e prima si offendeva chi in piazza scendeva.
Ora fa paura l’economia mondiale
si scopre per magia che il problema è...
è la globalizzazione.
Nella stanza di Stefy siamo tutti uguali,
nella stanza di Stefy, siamo tutti uniti,
nella stanza di Stefy se vuoi puoi venire
perché si parla, perché si parla,
perché si parla col cuore, d’amore.